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Tuvixeddu, cronache di una visita

Spesso accade che toccare con mano o vedere con i propri occhi quello di cui si è parlato senza aver cognizione dei fatti e dei luoghi aiuta a realizzare una opinione vera e concreta dei problemi. E' quello che è accaduto con il sopralluogo sul colle di Tuvixeddu delle commissioni regionali ai Lavori Pubblici e all'Ambiente. Una giornata bellissima, una vista mozzafiato in pieno centro, un senso di pace, sembrava che Tuvixeddu stessa volesse mostrarsi nella sua bellezza intrinseca ed estrinseca, far capire alla politica come in pieno centro città l'ambiente e il patrimonio archeologico millenario sono la chiave per lo sviluppo di un'intera regione.

Finalmente quello che solo qualche tempo fa veniva sostenuto da pochi e consapevoli politici, in testa Renato Soru e tutta la sua Giunta regionale, ora viene percepito nella sua reale importanza anche da coloro che forse per una posizione di parte avevano avuto fin ora eccessive remore e titubanze. L'esperienza diretta, conoscere con i sensi, attraversarne gli spazi, valeva più di qualunque discussione: Tuvixeddu si mostrava da sola nella sua grandezza e nella sua potenzialità.


Si tratta in fondo del risultato di una cultura e di una sensibilità alle cose, mutata a tutti i livelli nell'ultimo decennio, che descrivono e concretano il più bel paesaggio della nostra terra che sembra prevalere e che con forza ed in mezzo a mille contrarietà si sta riuscendo ad ottenere a distanza di alcuni anni.

Ora bisogna passare dalle parole ai fatti e la vicenda di Tuvixeddu a leggere i diversi commenti politici è abbastanza complessa per risolversi in battute, impegni o estreme volontà di non scontentare nessuno come la politica spesso vorrebbe. Non è questo il punto. Non dobbiamo pensare ad equilibrismi o mediazioni: ora siamo responsabili rispetto alla grandezza di ciò che abbiamo visto.

Di fronte ad un patrimonio così importante ed unico nel suo valore storico bisogna avere il coraggio di ricostruire correttamente le gerarchie degli interessi e caricarsi dell'onere di stabilire che l'interesse pubblico, quello storico culturale, quello paesaggistico non potranno mai essere posti sullo stesso piano di quello, pur legittimo e rispettabile dell'interesse privato.

Bisogna essere consci che le leggi e le generali disposizioni in tema di accordi e di intese riconoscono alla pubblica amministrazione di recedere unilateralmente da qualunque accordo in considerazione della rilevanza degli interessi pubblici emergenti, nel rispetto di tutte le normative. La strada che si è aperta, che il Consiglio Regionale ha aperto con l'ordine del giorno votato dalla stragrande maggioranza dei consiglieri è quella della politica alta che si riappropria del suo potere dovere di decidere, di decidere nell'interesse pubblico, della comunità, così spesso dimenticata, che poi concretamente vuol dire per ogni singolo cittadino il diritto di godere di un patrimonio dell'umanità archeologico e ambientale come un suo gioiello di famiglia.

L'ordine del giorno approvato dal Consiglio ha aperto la strada e la richiesta di una Commissione consiliare ad hoc è lo strumento operativo attraverso il quale in pieno e solidale accordo con il Comune di Cagliari si potranno definire meglio obiettivi, mezzi finanziari e progetti che siano in grado di traghettare il Colle di Tuvixeddu verso la tutela e la fruizione di tutta la comunità sarda.

Dicevo in pieno e solidale accordo con Cagliari. Ma Cagliari c'è? Credo che sia in gioco il suo stesso destino: Cagliari non può lasciarsi sfuggire di nuovo un'occasione cosi importante. Dopo lo scempio del Poetto, Tuvixeddu poteva essere il trampolino di lancio per la città. Insieme al Betile, della tanto vituperata Zaha Hadid che ha inaugurato il suo ultimo capolavoro, il MAXXI di Roma, idolatrata con commenti entusiastici da tutti gli amministratori capitolini, rigorosamente di centrodestra e a cui poco importa che l'iniziativa era nata con gli auspici della giunta precedente.

"Un emozione senza pari" dicono entusiasti. E noi, incredibilmente, abbiamo sacrificato il Betile sull'altare della faziosità di parte, bloccando il rilancio per una città che non può limitarsi a fare sviluppo con le famigerate BS3 con asterisco in campo edilizio. Una città che con l'accordo di programma da 220 milioni di euro, prima firmato e poi rinnegato dall'attuale maggioranza che governa Cagliari, avrebbe non solo portato 1200 posti di lavoro ma essere un motore di sviluppo per tutta la Sardegna.

Pensiamo a Bilbao, una spenta città, diciamo pure bruttina, che dopo una fase di declino legato alla crisi delle sua economia industriale, ha ricostruito una propria vocazione e un percorso di crescita e di nuova immagine internazionale. Non c'è dubbio che il rilancio di Bilbao abbia trovato una rappresentazione, a livello locale e internazionale, nell'immagine del museo Guggenheim realizzato da Frank Gehry, una delle architetture contemporanee più note in tutto il mondo, con centinaia di migliaia di visitatori ogni anno, quattro milioni nei soli 5 primi anni di apertura. Una grande opera architettonica - e un sapiente marketing urbano - hanno riscattato Bilbao dal rischio di marginalizzazione e declino. Avere una visione ad ampio respiro, non provinciale, della propria città. E Bilbao non ha né il Poetto né Tuvixeddu, i nostri gioielli di famiglia comunitari.

Ora tocca a Tuvixeddu, al suo Parco aprire gli orizzonti per una grande e meravigliosa città come la nostra. Tocca alla politica con la P maiuscola non esitare più, non perdere l'occasione per aprire per noi e per le generazioni che verranno dopo di noi la fruizione di un bene che ci appartiene collettivamente ma anche nostro, di ciascuno di noi e, siamo sicuri, sarà linfa vitale per la rinascita di Cagliari e dell'intera Sardegna.

Commenti sull'articolo in SardegnaDemocratica.it

[19 marzo 2010]

di Marco Espa

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