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L'Unione Sarda

Il progetto T4 e la strage dei bambini disabili

Una discriminazione che arriva da lontano
di Marco Espa

Immagine rappresentativaIn pochi sanno che il genocidio nazista cominciò proprio dai disabili. Questi - come ricorda lo storico Michele Pacciano - furono le cavie delle tecniche di annientamento, sterilizzazione ed eutanasia sviluppate poi nella Shoah. Le prime prove documentali degli orrori nazisti riguardarono la persecuzione e i campi di uccisione dei disabili, anticamera dell'universo concentrazionario. Le campagne di sterilizzazione, internamento e deportazione presero il via nei mesi immediatamente successivi all'ascesa di Hitler, trovando terreno fertile nelle teorie eugenetiche e nella difesa della razza. Poi si passò all'uccisione sistematica dei bambini disabili.

Il progetto T4, l'eutanasia di massa degli adulti disabili, che condusse alla morte circa 70.000 tedeschi, iniziò nel 1939, per interrompersi poi, solo formalmente, su pressione dell'opinione pubblica e delle Chiese, nel 1941. Con l'estendersi dei fronti di guerra, lo sterminio dei disabili non risparmiò i Paesi occupati, con drammatici strascichi anche in Italia, come testimoniano i disabili ebrei internati negli ospedali psichiatrici di Venezia e deportati ad Auschwitz-Birkenau.

Per questo è importante oggi la memoria. Leggiamo la drammatica testimonianza di Ludwig Lehner (da H. Friedlander, Le origini del genocidio nazista - Dall'eutanasia alla soluzione finale, Roma, Editori Riuniti , 1997): “... Il direttore Pfannmuller - il gerarca responsabile del progetto T4 - ci condusse in un reparto infantile... Vi erano 15-25 culle circa che contenevano altrettanti bambini, di età compresa all'incirca tra 1 e 5 anni... Disse: Per me, in quanto nazionalsocialista, queste creature... rappresentano evidentemente soltanto un onere per il nostro corpo nazionale sanitario. Noi non li uccidiamo con il veleno, con iniezioni, ecc... Prelevò un bambino dalla culla... ed esibendolo... sentenziò: Con questo, ad esempio, ci vorranno due o tre giorni... L'assassino sottolineò, inoltre, che ai bambini non era stato tolto il cibo all'improvviso, ma erano state lentamente ridotte le razioni”.

Ed oggi? Qual è l'importanza del Giorno della memoria rispetto ai diritti umani delle persone con disabilità? Cosa ci insegna la tragedia nazista? Sempre più in maniera esplicita ritorna l'idea che la persona con disabilità è solo un peso, un fardello, che i costi sociali e sanitari possono essere superflui per la comunità. Ed è così che solo pochi anni fa il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists di Londra chiese al Nuffled Council on Bioehtics di poter decidere di sopprimere i neonati con disabilità grave, dopo la nascita. Nel frattempo scoppia la polemica per la richiesta di alcuni medici olandesi di poter procedere alla soppressione dei bambini disabili nati con spina bifida, scatenando l'indignazione di famiglie in tutto il mondo. Le motivazioni sono sempre le stesse: risparmiare ai genitori il fardello emotivo, non drenare le limitate risorse della sanità incrementando l'esistenza in vita di persone con disabilità. Queste ultime fortemente sostenute da Peter Singer, bioetico di fama internazionale, nel forum promosso dal quotidiano inglese The Independent . “Ucciderebbe un bambino disabile?”, chiede una lettrice irlandese. “Sì, se questo fosse nel miglior interesse del bambino e della famiglia”, risponde, o “Se paragoniamo un nuovo nato con disabilità intellettiva a un cane o a un maiale, scopriremo che il non umano ha capacità superiori”.

Questa raccapricciante mentalità cambia il mondo dei valori condivisi da tutti e cerca di influire sulle scelte sociali e politiche. Non meraviglia quindi che oggi le persone con disabilità siano per alcuni considerate un inutile peso, un problema anche per chi ha il dovere di fare le leggi a tutti i livelli. Dobbiamo invece con orgoglio rivendicare ancora una volta politiche di inclusione e sostegno proprio per le persone in situazioni più estreme. Però diciamola tutta, per non cadere nella retorica: se vogliamo essere lontani dalla follia nazista, la disabilità è questione che riguarda tutti; così come ci facciamo carico delle spese per la difesa o l'istruzione, è un dovere istituzionale sostenere realmente, con servizi personalizzati e coprogettati, le persone con disabilità e le loro famiglie. Non discriminazione vuol dire ancor prima di diritti di cittadinanza la promozione di diritti umani. Per questo ricordiamo l'olocausto, perché mai bisogna abbassare la guardia nelle situazioni considerate impossibili. E perché nella tragedia nazista, si rischia ancora di ritrovare la Storia di tutti e che vogliamo che mai si ripeta.

27 gennaio 2014


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