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Alla moschea si deve dire sì

"Una capitale del Mediterraneo accoglie la pluralità delle religioni. I politici cattolici che dicono no agli altri culti non lo fanno per fede ma solo per coltivare piccoli fini elettorali." L’Imam dei 5 mila musulmani residenti a Cagliari chiede alla città di poter avere un posto dove erigere la moschea. L’arcivescovo monsignor Giuseppe Mani si dichiara d’accordo con la concessione di uno spazio per la costruzione di un luogo di culto. Ma l’intera collettività è chiamata a offrire una risposta a una richiesta che nasce da un’esigenza, si sa, molto sentita. Interviene nel dibattito il consigliere regionale Marco Espa.

Ricapitolando: l’Imam chiede di poter costruire una moschea. «Non abbiamo una moschea, la casa che usiamo è troppo piccola e facciamo una raccolta tra di noi per pagare l’affitto. Chiediamo al sindaco di concederci anche solo un terreno dove poter pregare perché i musulmani lo fanno cinque volte al giorno»: queste le parole dell’Imam Triki Mehrez, da quindici anni in città.
In effetti il locale, nel quartiere Marina, è di 90 metri quadrati, un piccolo appartamento, ed è certo uno spazio troppo piccolo per i cinquecento fedeli che nei giorni scorsi hanno celebrato l’ultimo giorno di Ramadan. Come è noto, sulla moschea l’arcivescovo Giuseppe Mani non ha nulla in contrario: c’è piena libertà di culto. Ma detta in qualche modo una condizione: «Noi acquistiamo i terreni per le nostre chiese e ne paghiamo la costruzione - avverte l’arcivescovo - credo che altrettanto dovrà fare la comunità musulmana».

Di fatto la Marina, dove vive buona parte di una comunità di circa cinquemila musulmani, si è trasformata in una grande moschea all’aria aperta perché è per strada che i musulmani pregano, di fronte alla chiesa di Sant’Eulalia, lungo la via Dettori, davanti alla loro improvvisata piccola moschea. Il consigliere regionale e comunale Marco Espa promuove il dibattito. Che secondo lui deve coinvolgere l’intera comunità cagliaritana. «Ci mancherebbe altro che una moschea non possa essere costruita a Cagliari - comincia -. E sono anacronistiche e vagamente razziste le dichiarazioni di esponenti politici cagliaritani di maggiorana che - continua Espa - soffrono nel vedere la diversità far parte di Cagliari». E qui Espa introduce un argomento anche politico: «Gli attuali amministratori della città vogliono Cagliari capitale del Mediterraneo. Senza una risposta a un quesito come quello posto dall’Imam, resta solo uno slogan vuoto, basato sull’impossibile competizione con le grandi capitali europee del Mediterraneo». Espa sottolinea come una competizione economica e di immagine davvero renda vuoto il concetto di capitale.

Immagine rappresentativa
Ma ancora, Espa esamina la questione moschea anche sotto un altro aspetto: «In ogni caso come questo affacciato dal capo religioso della comunità musulmana, si comprende come il sogno di Cagliari capitale non si possa realizzare senza una decisa scelta di campo multietnica, dove la diversità razziale, religiosa, culturale diviene una grande risorsa per lo sviluppo della città e per le sue relazioni trasmediterranee». Secondo Espa la tolleranza religiosa è un grande capitolo del diritto delle persone a essere riconosciute nella loro totalità: può essere una città capitale senza che siano accolti e riconosciuti i diritti «delle persone in situazioni più estreme, siano essi cittadini con disabilità, anziani non autosufficienti, persone e famiglie in povertà, persone senza fissa dimora, o in difficoltà per problemi mentali»? Tali problematiche, secondo il consigliere Espa, devono essere in testa dell’agenda politica e sociale.

Torniamo alla fondamentale questione religiosa: «E’ inutile farci paladini della nostra presunta cattolicità con l’esclusione degli altri - riprende Espa -, la chiesa cattolica ufficiale, da Roma a New York, da Milano a Cagliari - a partire dal Concilio Vaticano II è sempre stata favorevole all’individuazione di siti e si luoghi di culto per le altre religioni. Quindi - va avanti Espa - chi si dichiara cattolico, a partire dalla mia classe di politici cattolici o che si dichiarano tali, ed è contro i luoghi di culto di altre religioni, non metta in mezzo la difesa della propria religione, non richiesta, e lo ammetta e lo dica. Dica di essere un un po’ leghista, un po’ razzista e che gli piace solleticare per fini elettorali il senso di sicurezza delle persone gridando al lupo. La religione non c’entra nulla, né tantomeno i valori laici delle democrazie occidentali».

[15 settembre 2010]

di La Nuova Sardegna

Argomenti (TAGS): Cagliari -

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